L’epidemia di Covid 19 è attenuata, ma non sparita. E noi stiamo cercando di capire quali tracce profonde sta lasciando nelle nostre esistenze: nulla è più come prima, e siamo alla ricerca di una nuova normalità. E non si tratta solo di conseguenze immediate. Con quale spirito i giovani stanno affrontando il loro futuro, nel post pandemia?
Ci aiuta a guardare avanti una ricerca promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica, condotta da Ipsos nel pieno dell’epidemia tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, con il Ministero per le Pari opportunità e la Famiglia, dal titolo Covid 19. Rischio tsunami sui progetti di vita dei ventenni e trentenni italiani, a cura di Alessandro Rosina e Francesca Luppi. Chi fosse interessato, trova il report completo sul sito www.rapportogiovani.it.
L’indagine ha coinvolto un campione di giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni in Italia e in altri grandi Paesi europei, in particolare Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Oltre il 60% degli intervistati italiani ritiene che l’emergenza sanitaria avrà conseguenze negative sui propri piani per il futuro, seguiti a breve distanza dai giovani spagnoli. Meno preoccupati sembrano essere, invece, francesi e tedeschi (a percepire tale rischio sono rispettivamente il 46% e il 42%). In particolare, sono proprio i giovani del nostro Paese coloro che più di tutti i loro coetanei europei hanno abbandonato – e non semplicemente posticipato – i propri progetti di vita, almeno nel breve termine. Ciò vale in particolare per le donne e per chi ha situazioni lavorative in proprio o precarie.
Sono quindi i giovani italiani che più dei loro coetanei degli altri paesi sentono di dover rinviare o abbandonare l’idea di andare a vivere da soli, di sposarsi, di fare figli. Col rischio che questo possa portare verso un ulteriore calo della natalità. Sembra essere questa la principale conseguenza negativa della pandemia sul nostro futuro, in cui si mescolano clima di incertezza e precarietà economica.
Che cosa possiamo fare noi adulti, per non cadere nelle trappole del pessimismo o della negazione? Occorre dare supporto e speranza ai ragazzi: troveranno la loro strada, anche se non sarà sempre facile. Le risorse fisiche e mentali della giovinezza vanno sempre riconosciute e sostenute. Spingiamoli ad affrontare esperienze di formazione, nella scuola, nel volontariato, nei tirocini, in modo attivo e impegnato. Le competenze che acquisiscono non gliele può togliere nessuno. Non dimentichiamo che tutti gli esperti concordano sul fatto che il titolo di studio favorisce sempre l’accesso al mondo del lavoro. Anche se non è l’unica condizione: favoriamo tutte quelle esperienze che allargano i loro orizzonti, permettono loro di conoscere tante persone e di farsi conoscere, creando reti di rapporti e un atteggiamento attivo nella ricerca di una collocazione.